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Non facciamo i Buffon(i)

 Per favore, concentriamoci sulle cose importanti. Lasciamo che lo sport sia svago, intrattenimento e, perché no, sfottò e sfogo. A patto, però, di non trascendere. Arrabbiarsi in campo è legittimo, specie quando una rimonta che ribalta ogni pronostico sembrava possibile. Se poi quella rimonta viene invalidata da un singolo episodio, è lecito arrabbiarsi. La delusione e l’amarezza non devono, però, trasformare un evento sportivo in dramma. Perché i drammi, sono altri.

 

In queste ore abbiamo assistito a gente più indignata per un rigore contro la Juventus, che per i bambini morti in Siria. È normale? Sono questi i valori che muovono il popolo italiano, attratto più dal pallone che dalla cosa pubblica e dal senso di umanità?

Su tutti i social network, nelle ultime 24 ore, gli hashtag della partita di calcio hanno superato perfino quelli delle consultazioni al Quirinale, del gelo internazionale tra Trump e Putin e delle relative minacce di guerra, delle centinaia di persone intossicate con armi chimiche in Siria.

 

Cosa sta succedendo? Cosa non ha funzionato se il senso di umanità e di correttezza ha lasciato il posto al menefreghismo, all’individualismo ad ogni costo e alla furbizia? 

Non ci interessa qui il calcio, specie quello polemico. Ma volendo per un attimo entrare nel merito di quanto successo ieri, riteniamo comprensibile l’atteggiamento in campo di Buffon contro l’arbitro. In quei momenti la tensione agonistica e l’adrenalina possono scatenare reazioni anche spropositate.

 

Non si può, di contro, giustificare quanto dichiarato da Buffon a fine partita. Il portiere bianconero ha parlato di “crimine contro l’umanità sportiva”; arrivando ad insinuare che “al posto del cuore, l’arbitro abbia una pattumiera”. Condotta inammissibile, soprattutto per chi sembra avere la memoria corta e indignarsi solo quando gli episodi sono a proprio sfavore.

Lo stesso Buffon infatti, qualche tempo prima, quando ha dovuto beneficiare di errori arbitrali a suo vantaggio, ha tenuto a precisare che “se me ne fossi accordo (dell’errore) non è che avrei aiutato l’arbitro”.

 

Non diamo consigli a Buffon, ognuno è responsabile delle proprie azioni e delle proprie dichiarazioni. Auspichiamo, però, che certe definizioni (crimini contro l’umanità) e tanta veemenza siano usate laddove servano davvero. Auspichiamo che la “sensibilità che deve albergare in ogni essere umano” – sono ancora parole di Buffon riferite all’arbitro – invece di invocarla per un giudice di gara durante una partita, la si pretenda da ciascuno di noi nella vita di tutti i giorni. Auspichiamo, infine, che tutti possano dedicare un po' di tempo in più alle cose veramente importanti e lasciare il calcio a quello che è: uno sport, un passatempo, un divertimento.

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