Fratelli d’Europa, l’Italia s’è desta. Qualcosa cambia nei rapporti tra il nostro Continente e il nostro Paese. Questo è quanto rimane – al netto di strumentalizzazioni inutili e pretestuose – della vicenda Aquarius. In Europa l’Italia si rifiuta di essere, per l’ennesima volta a scapito dei suoi cittadini, uno Yes Country. Mai più nulla sarà scontato. Mai più routinari attracchi di migranti sulle coste sicule, come se fossero le uniche coste europee del mediterraneo.
Al netto delle polemiche, i fatti sono questi: è stata garantita la salvezza in mare e lo stato di salute dei migranti salvati dalla nave Aquarius – com’è doveroso che sia, non soltanto per il rispetto che si deve alle norme di diritto internazionale, quanto per il senso di umanità e solidarietà che deve sempre albergare in ogni uomo. Ma stavolta, a differenza di quanto accadeva ormai da anni, l’atteggiamento intransigente del neo-Ministro Salvini ha aperto un dibattito volto a ristabilire il ruolo dell’Italia tra i Paese membri. I porti della Spagna, anch’essi porti europei, consentiranno l’attracco della nave. Se la solidarietà è europea, tutti gli Stati devono dimostrarsi compartecipi e sostenitori di quel senso d’umanità che i tempi richiedono, oggi come non mai.
Da oggi l’Italia sembra aver iniziato coi fatti quel processo di cambiamento che, da un lato, rinsaldi il suo merito di essere un Paese solidale e attento ai bisogni degli altri, e, dall'altro lato, la ponga nello scenario europeo, non più quale mero “ghetto” dove far approdare e accogliere migliaia di disperati in fuga da guerre e miserie che, talvolta – sotto l’egida di una finta solidarietà – sono oggetto di sfruttamento economico e mero strumento di reperimento di finanziamenti mal gestiti.
Rimanga indenne il rispetto per le vite umane. Rimangano alti quei valori di solidarietà che hanno sempre distinto il popolo italiano. Ma, se il problema è globale, sia affrontato dall’Europa intera che sembra accorgersi, solo oggi, che l’Italia non può rimanere isolata nella gestione dei flussi migratori.
E magari, quei valori di umanità e le buone azioni di accoglienza messe in campo fino ad oggi solamente dagli italiani, diventino azioni comunitarie che facciano sentire i cittadini di tutti gli stati membri veri concittadini, con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
E così i fratelli d’Europa non lascino soli i fratelli d’Italia e, insieme, diano un segnale concreto, con politiche internazionali serie e una solidarietà sostanziale, per garantire un futuro migliore ai fratelli d’Africa.
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