#Celafaremo. Lo trovo scritto praticamente in tutte le piattaforme social. Sulle bacheche – o diari che siano – di quasi tutti i miei contatti virtuali. Scritto correttamente o (ahimè) sgrammaticato, preceduto da un hashtag oppure no, inserito in una cornice ad hoc o urlato da qualche balcone, non importa. Il messaggio è chiaro e, oggi più che mai, è fondamentale condividerlo.
Serve per tenersi su il morale, nonostante l’isolamento. Per saper che non si è soli. Per convincersi che il momento è passeggero. Per caricarsi di un po' di sano ottimismo, malgrado l’aumento del numero dei deceduti, dei contagi, dei focolai. Ne sono certo anch’io: #celafaremo.
Ma perché ce la faremo? Perché dovremmo farcela visto che l’emergenza che stiamo vivendo è stata non solamente gestita male dal primo momento (come ho avuto modo di approfondire qui: Il vero allarme? La classe dirigente), ma determinata anche da scelte sbagliate di certi amministratori e governanti degli ultimi anni?
Perché dovremmo farcela se i nostri rappresentanti istituzionali del passato – più o meno remoto – hanno praticamente annientato la struttura del sistema sanitario pubblico – unico baluardo contro emergenze di queste entità.
Se ce la faremo – e, ripeto, sarà così – sarà solo grazie a tutti quei professionisti preparati (medici, infermieri, operatori sanitari in genere) che stanno mettendo in campo le loro abilità e competenze, acquisite giorno dopo giorno. Quelli che oggi stanno in prima linea, malgrado la fatica fisica, malgrado lo sconforto morale quotidiano. Ce la faremo, e sarà merito di quella parte di Paese seria ed affidabile, che si spende per gli altri per mero senso di responsabilità, sebbene quotidianamente si senta frustrato da decisioni legislative che talvolta mortificano il loro operato e la loro professionalità.
Ce ne stiamo ricordando solo oggi, nel peggior momento per l’Italia. Lavoratori diventati professionisti grazie a intere giornate trascorse a farsi le ossa, la gavetta, l’esperienza per fare sempre meglio il proprio lavoro. Malgrado i mancati riconoscimenti. Nonostante l’assenza totale di meritocrazia. A onta dei tagli che i Cottarelli&co. di turno hanno imposto negli anni precedenti – salvo poi pontificare che erano indispensabili, motivando il tutto con grafici, numeri e percentuali che oggi sono ciarpame, se accostati al numero dei decessi causati dall’emergenza sanitaria Covid-19!
E ce la faremo, infine, a dispetto di quella minima percentuale di nostri concittadini che ancora continua a minimizzare il problema, che riesce a trovare una scusa al minuto per uscire di casa, che si riscopre podista. Quella minima percentuale che non coglie che la catena del contagio – che oggi ci imprigiona nelle mura domestiche – la possiamo spezzare solo se tutti, ma proprio tutti, per qualche settimana sacrifichiamo la nostra libertà di uscire e assembrarci quando ci pare, restando invece nelle nostre abitazioni. Ce la faremo? Penso di si, ma adesso dipende solo da noi.
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