Abbiamo vissuto per circa due mesi isolati in casa – con conviventi, mogli, mariti, figli, genitori, ecc. Ci siamo, forse, abituati a questa condizione: fuori il deserto, all’interno delle mura domestiche la vita – quando non l’affollamento. Spesa a domicilio, uscite vietate se non per estrema necessità o lavoro, convivenza continua e bisogno di impiegare le giornate, tra smart working e tempo libero. Certamente, non tutti abbiamo affrontato la quarantena allo stesso modo. E la graduale ripresa non sarà la stessa per tutti. Da un lato c’è chi ha trovato il tempo per dedicarsi agli affetti, alla cucina, agli hobby. Dall’altro chi ha vissuto momenti di rabbia, frustrazione, paura.
Ciascuno di noi ha in qualche modo stravolto il proprio modo di vivere quotidiano. Una nuova routine alla quale ci siamo dovuti adattare. E oggi, lentamente, dovremo riprendere in mano la vecchia vita, sapendo però – ce lo ripetono tutti, a tutte le ore – che nulla sarà più come prima. E allora? Come affrontare questo ennesimo cambiamento? È questa la resilienza di cui si parla da tempo e che oggi, fra l’altro, è requisito richiesto nella maggior parte delle offerte di lavoro?
L’argomento è delicato e ognuno ha il proprio equilibro, la propria storia e la propria condizione – lavorativa e non. Ogni situazione andrebbe affrontata a sé. Eppure, oggi, ho il piacere di confrontarmi con la dott.ssa Elisabetta Graziani, Life & Corporate Coach, con la quale ho tentato di trovare dei punti base, comuni a tutti, per poter interpretare questo nuovo modo di riprenderci in mano il quotidiano.
Elisabetta Graziani, si parla di cambiamento e tutti lo stiamo in qualche modo subendo. Ma, concretamente, cos’è questo cambiamento?
Improvvisamente è finito il consumismo (compreso il cosiddetto shopping), è finita una socialità all’aperto a contatto con gli altri, sono finite le scelte di andare o fare qualsiasi cosa, e soprattutto gli svaghi. Insomma ci siamo tutti ritrovati improvvisamente nelle condizioni di dover affrontare NOI – maiuscolo, il mondo e la società che ci siamo creati.
In aggiunta a ciò, esiste la preoccupazione legata alla pandemia, che ha causato senza dubbio un trauma più o meno lieve in ognuno di noi, provocando una serie di reazioni insolite e numerosi cambiamenti o adattamenti. È un grande lavoro sulla stabilità individuale quello che stiamo realmente affrontando, tutto orientato a restare in equilibrio con la speranza che solo poche cose cambieranno, ma nessuno sa se cambieranno davvero, e cosa cambierà.
Mi spieghi meglio.
In questo momento ognuno di noi si è trovato davanti all’impatto con sé stesso e con il proprio mondo circostante – coinquilini compresi. Faccio l’esempio di un gattino che si trova improvvisamente davanti ad uno specchio e non si era mai visto prima, come reagisce? Le reazioni di ciascun individuo sono e saranno differenti in funzione del fatto che siamo tutti diversi, e che le nostre componenti interiori sono eterogenee e variegate.
Nella prima fase di questa particolare condizione, abbiamo già messo in atto azioni, strategie, comportamenti e risposte necessarie per impostare una nuova vita con risorse differenti da quelle che avevamo prima. Senza dubbio il nostro stato interiore è cambiato, ed è ulteriormente cambiato dall’inizio dell’isolamento sino ad oggi, e continuerà a mutare di giorno in giorno, richiedendoci ancora continui adattamenti.
L’attuale fase 2 ci pone davanti scenari nuovi, nuovi inizi – e, per qualcuno, forieri di speranza. Per altri saranno purtroppo dolorosi e difficili da affrontare.
Cosa si può fare per migliorare l’incontro con noi stessi e come possiamo sfruttare tutto questo per poterci riadattare all’ennesimo cambiamento di questa Fase 2?
Guardandomi intorno vedo che attualmente si sta parlando molto dell’aspetto psicologico conseguente a questa situazione, e molti operatori del settore delle risorse umane (psichiatri, psicologi, counselor, coach, trainer, e tanti altri) stanno già offrendo materiale utile e di supporto a chi ne ha bisogno. Di questo ne sono contenta perché gli esperti sanno assai bene che la risorsa più importante per la riuscita di qualsiasi progetto è la persona stessa, la sua salute psico-emotiva, da cui scaturisce la sua motivazione.
Quindi l’aiuto di un esperto è fondamentale?
Sicuramente un esperto saprebbe come condurre la persona nel modo più corretto, guidarla verso la strada migliore. Ma a volte si può fare qualcosa anche da soli. Anzi alcune attività è preferibile farle individualmente nel proprio spazio interiore, nella propria intimità ed è auspicabile per tutti che si facciano.
L’esperienza mi ha insegnato l’importanza di tre concetti indispensabili: teoria, intenzione, azione.
La teoria, o conoscenza, è fondamentale per aprirsi un nuovo ambito, un nuovo contesto. L’intenzione è la spinta verso l’azione. Quest’ultima, invece, è la concretizzazione dell’obiettivo che ci si è posti.
Passiamo all’azione allora! Come possiamo conoscere la nostra personalità e comprendere quella dei nostri conviventi?
Per “personalità” si intende un modello tipico di pensieri, sentimenti, motivazioni e comportamenti che determinano come un soggetto vede sé stesso, gli altri e il mondo circostante. Essa influenza inevitabilmente ciò che pensiamo, desideriamo, facciamo e indirizza le nostre scelte e rende unico ognuno di noi.
Mi avvalgo delle conoscenze che ho del Process Communication Model (PCM) ideato da Taibi Kahler negli anni ‘70, perché è un valido strumento di facile comprensione, che aiuta a decodificare le caratteristiche che appartengono ai diversi tipi di personalità. Quotidianamente, dunque, avviene un continuo confronto tra persone con diverse caratteristiche. Gli obiettivi primari del PCM in generale sono quelli di migliorare la qualità della propria vita personale e lavorativa; di acquisire maggiore consapevolezza dei propri comportamenti, identificando quando questi sono negativi e, quindi, improduttivi; di come gestire il proprio stress; di come contribuire alla propria motivazione; di come risolvere i conflitti. Il motto potrebbe essere “scopriamo ciò che siamo per costruire ciò che vogliamo essere”.
La personalità dunque è ciò che rende unico ognuno di noi, e non esistono personalità migliori o peggiori di altre, ma solo diverse.
Nello specifico, come questo strumento analizza le personalità? In quale modo permette di comprendere la nostra personalità e quella del nostro interlocutore?
Nel PCM, T. Kahler identifica sei tipi di personalità evidenziando una serie di caratteristiche proprie di ciascuno.
Kahler ci dice che l’individuo nasce con una personalità di base, che nel tempo costruisce integrandola con le altre cinque – un processo che avviene in ciascuno di noi fino a sette anni circa, in base alle esperienze di vita personale. Ciò vuol dire che le caratteristiche di ogni tipo di personalità sono tutte presenti in ciascuno di noi, seppur in misura diversa.
Queste personalità non sono soltanto dei filtri con cui sperimentiamo il mondo, ma diventano i modi con i quali entriamo in contatto con gli altri, e che preferiamo siano utilizzati con noi dai nostri interlocutori.
Mi racconti quali sono queste personalità di cui parla Kahler, a questo punto.
Provando a schematizzare, le elenco i sei punti cui accennavo, lasciando spazio a ciascun lettore di identificarsi in esse e, se vuole, provare a individuare il proprio mix.
1. Alcuni pensano in modo logico e razionale, preferendo scambi di dati, informazioni, analisi delle situazioni e dei fatti.
2. Altre persone considerano i valori come virtù essenziali. Hanno opinioni e convinzioni molto accentuate, spesso esprimono giudizi, sono legati alla lealtà e all’impegno.
3. Altri basano le relazioni sui sentimenti e sentono con i loro sensi, sono importanti le relazioni familiari e d’amicizia e apprezzano che le persone abbiano cura degli altri, sono intuitivi e sensibili, amano essere considerati e apprezzati.
4. Alcune persone invece sono introspettive e riflessive, amano la solitudine per lasciar correre la mente, attendono uno stimolo dall’esterno per essere incoraggiati all’azione perché il loro modo di interagire è basato sull’immaginazione.
5. Altre persone, ancora, reagiscono spontaneamente a ciò che gli accade, adorano o detestano, amano divertirsi e distrarsi anche in modo giocoso e a volte eccentrico, sono molto creativi e colorati, amano generalmente cogliere l’attimo, cercano una vita divertente e spesso il loro modo d’interagire si basa sull’umorismo.
6. Infine alcuni hanno la facoltà di percepire subito cosa vogliono fare e puntano all’azione, sono stimolati da ciò che vedono e viene dall’ambiente, mirano alla realizzazione delle idee, sono molto autonomi e adattabili, sanno utilizzare il loro charme per sedurre, allo scopo di realizzare i propri obiettivi, amano le sfide e sono carismatici.
Acquisito tutto ciò, come possiamo sfruttare tutto questo per affrontare al meglio non solo questo momento storico particolare, ma, in generale, la vita quotidiana?
Possiamo approfittare di questa particolare situazione sociale per farci delle domande seguendo un piccolo percorso – che dovrebbe essere soggettivo e individuale, ma che qui cerchiamo di adattare genericamente a tutti – facendoci delle domande molto semplici, quali ad esempio: cosa ho provato nell’affrontare questo cambiamento? Quali successi ho avuto sulle azioni che ho messo in atto? Quale è stata la spinta interiore che mi ha portato a compiere quell’azione di successo? Come ho interagito quando ho avuto successo? Quali sono stati i miei punti di forza? Quali sono i miei modi di espressione preferiti (sia donati che ricevuti), ad esempio il tono, le parole, i gesti? Quali sono le modalità di comunicazione con cui preferisco interagire e con cui mi trovo a mio agio? Quali sono i contesti relazionali o di interazione che preferisco – da solo, con poche persone, in gruppo, in silenzio, nelle feste, nella natura, ecc.?
Consiglio di prendere carta e penna per fare questo e, una volta terminate le domande, riproporsele, ma in prospettiva negativa – Quali insuccessi? Quali i miei punti di debolezza? e così via. Ognuno può permettersi di aggiungere domande a cui vuole dare risposte, sicuramente è molto utile.
In conclusione, attraverso questo esame è possibile identificarsi in più tipologie di personalità ed è normale che sia così, dal momento che le conteniamo tutte. Cerchiamo, tuttavia, di far emergere quelle che riteniamo più importanti per noi, allo scopo di orientarci verso quegli impulsi in cui stiamo bene, evitando inutile stress.
Dott.ssa Elisabetta Graziani
Life & Corporate Coach
Certified Trainer in Process Communication Model
e-mail: elisabettagraziani30@gmail.com
mob.: +39 339 1657270
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Rita La Froscia (domenica, 10 maggio 2020)
Condivido l'analisi sulle diverse personalità comportamenti e sentimenti.. ognuno di Noi è diverso ...ma nella diversità il successo di ognuno di Noi sta nello scoprire chi siamo e cosa vogliamo davvero!!!