Mi sono imbattuto in un libro interessante, che tratta il tema delle religioni in un modo che ritengo originale e comprensibile, anche per chi non possiede competenze teologiche.
“Le Religioni spiegate ai giovani”, di Mauro Leonardi – presbitero, scrittore e blogger – approccia infatti un argomento complesso, quale quello delle religioni, con uno stile di esposizione immediato e semplice – che non sfocia mai nella banalità – accessibile a chiunque voglia comprendere i principi fondamentali delle diverse fedi religiose.
Le nostre idee sul tema, spesso fuorviate da luoghi comuni, ci fanno percepire in maniera distorta le religioni diverse dalla nostra – qualunque essa sia – e l’atteggiamento dei rispettivi fedeli. Questo volume mira a chiarire, invitando al dialogo e al rispetto del diverso, le caratteristiche, i dogmi e gli aspetti delle principali fedi del mondo. Ho il piacere di incontrare l’autore, il cui lavoro è adatto non solo ai giovani, ma a chiunque voglia conoscere la propria e le altrui religioni.
Don Mauro, da dove nasce l’esigenza – da parte di un cattolico come lei – di dar vita ad un libro che non parla solamente della sua fede, ma si concentra sulle diverse religioni, dedicando ad ognuna lo stesso spazio, in maniera equidistante?
Anzitutto quando sono stato contattato dalla casa editrice Diarkos per scrivere un libro di questo genere si è palesata da subito l’idea di scrivere un testo con contenuto divulgativo. Ho trovato, però, perfettamente in linea con il mio modo di essere e con il mondo cattolico al quale appartengo il più importante dei principi contenuto nel libro, e cioè il rispetto. Concetto certamente cristiano e che, da sempre, ho fatto mio.
Nel volume, ogni religione ha uno spazio proprio e viene affrontata con un capitolo dedicato che ne illustra caratteristiche e dogmi e, a seguire, con la testimonianza di un rappresentante di quella fede. L’unica confessione per la quale nel libro sono presenti due testimonianze è quella cattolica, ma per un semplice motivo: ho ritenuto di dover chiedere ad un sacerdote una testimonianza sul celibato e ad una laica quella sulla vita coniugale. Per il resto, gli approfondimenti storici, i tratti essenziali delle religioni sono approfonditi allo stesso modo.
Qual è il miglior risultato che può augurarsi per questo suo lavoro. Per dirla in altri termini, quale reazione si aspetta che avranno i lettori e quale sarebbe quella che potrebbe considerare un successo, dal suo punto di vista?
Il mio primo successo personale è certamente la conoscenza delle persone, appartenenti alle diverse religioni, con alcune delle quali ho instaurato un rapporto non meramente professionale, legato al libro. Con alcuni è nato proprio un confronto che è continuato in incontri – perlopiù online, visto il momento storico che viviamo – che hanno lo scopo di conoscerci reciprocamente. Una conoscenza che vada all’essenza delle religioni, che non cada nel fanatismo di alcune fazioni che, talvolta, evolve in vere e proprie sette.
Il confronto che ho cercato per questo lavoro è stato concentrato con persone che hanno della loro religione una concezione aperta.
Altro aspetto è quello legato alla descrizione vera e propria della singola religione. Qui la cosa più rilevante è quella di offrire al lettore una visione di insieme e la conseguente possibilità di comprendere le singole religioni, al di là di stereotipi o pregiudizi sociali.
La Chiesa e la Religione cattolica hanno quale loro obiettivo quello di evangelizzare e convertire chi non crede. L’atteggiamento del dialogo, della convivenza, sembra però andare in direzione diversa da quella finalità. Come si concilia tutto questo nel rapporto con le altre fedi?
Dobbiamo partire da un punto fermo: la nostra attuale società non è quella di cinquanta o sessant’anni fa. L’Italia di oggi è un Paese multiraziale, multiculturale e multireligioso. E, per certi aspetti, multivaloriale.
Acquisito questo concetto, non possiamo che rispettare il dogma interno di ogni religione, pur non condividendolo per la nostra appartenenza ad altra fede.
Noi dobbiamo trovare nella nostra società gli spazi esterni al dogma interno – è questa l’interreligiosità – nei quali costruire un bene partendo da sensibilità diverse.
Ricordo l’omelia che Papa Francesco il 22 maggio 2013 ha tenuto a Santa Marta. Dalle parole del Santo Padre è venuto un concetto fondamentale: tutti – anche un ateo – ha nel cuore il principio fai il bene, non fare il male. Chiaramente non tutto il bene e non tutto il male che ognuno di noi uno ha nel cuore corrisponde a quello dell’altro. Però ci possono essere dei punti di convergenza. Penso alla lotta alla droga, è una battaglia che può fare un cattolico, un buddista, uno di Scientology. O, ancora, penso alle tante battaglie politiche e sociali di Marco Pannella, alcune delle quali in conflitto con i principi cattolici, altre in perfetta sintonia. Mi riferisco, nel primo caso, all’aborto – sul quale le idee non confluiscono; nel secondo caso, alla dignità dei carcerati. E allora, nell’ottica del dialogo, sarà utile e costruttivo concentrarsi su quest’ultimo aspetto e portare avanti le battaglie di dignità sia dal punto di vista radicale, sia da quello religioso.
Parlare di interreligiosità è certamente interessante e il confronto, ne sono certo, aiuta tutti. Tuttavia, le chiedo se non sia troppo ambizioso puntare sul dialogo tra religioni diverse, quando all’interno delle singole confessioni religiose si assiste qualche volta a divergenze che scaturiscono in vere e proprie fazioni avverse. Come superare questi contrasti?
È indubbio che il fondamentalismo sia presente in tante religioni. Nella religione cattolica abbiamo la fortuna di avere una gerarchia ben strutturata e definita, un magistero con regole chiare. Quando qualcuno diventa troppo estremista e supera certi limiti, rischia l’allontanamento e l’espulsione.
A questo proposito, volendo fare una riflessione su una notizia di cui si è molto discusso, ho apprezzato molto l’intervento dell’Imam di Milano che sulla conversione di Silvia Romano ha dichiarato che una conversione è vera solo quando è consapevole.
Questo è il punto che vale per la religione cattolica, ma non solo. Non dobbiamo imporre la religione, ma farla conoscere e far scaturire negli altri un interesse. Da quell’interesse può nascere una fede, ed è il modo migliore per incuriosirsi, iniziare a farsi delle domande, avvicinarsi ad una religione e farla diventare la propria religione.
"Le Religioni spiegate ai giovani"
di Mauro Leonardi (Diarkos, 2020)
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