Sul Covid-19 non abbiamo, praticamente, una soluzione. L’unica cosa che sappiamo è che bisogna essere prudenti – è questa l’unica frase che mi piacerebbe sentir dire all’unanimità da virologi, scienziati, epidemiologi e tecnici. Soprattutto perché, nei fatti, nessuno di questi esperti ha ancora una prova scientificamente valida per spiegare e combattere il Covid-19.
Sappiamo che può uccidere, ma non sappiamo quando e chi. Sappiamo che può essere superato senza alcun sintomo, ma anche che può aggravare le condizioni respiratorie fino a richiedere l’intubazione del contagiato. Sappiamo che non esiste un solo ceppo, ma che si sta comunque cercando un vaccino universale – ma sarà valido per tutti o solo per uno dei ceppi? Sappiamo che la comunità scientifica non ha risposte univoche, ma assistiamo ad una mitragliata quotidiana di dichiarazioni contrastanti, ambigue, incerte, discordanti che, non solo non rassicurano, ma rendono tutto molto più pericoloso.
Dall’inizio di questa pandemia – ma proprio dall’inizio, quando ancora non era classificata come pandemia – chiunque, con una laurea qualificata nel ramo medico ed un ruolo in qualche ospedale, clinica o centro di ricerca si è sentito in diritto di dire la propria, alla radio o in TV, nonostante non fosse stata scoperta la vera natura del virus o una qualche certezza scientifica oggettiva.
Non so se si possa parlare di una sorta di colpa sociale, ma, certamente, un ruolo non marginale nella confusione totale che si è alimentata e si continua ad alimentare, può essere imputata ai virologi-da-talk-show, attratti più dalla telecamera di qualche emittente nazionale, che da laboratori e corsie di ospedale.
È bene chiarire. Il problema non è che un esperto, ospite in televisione, parli di un fenomeno che conosce e tratta quotidianamente.
Quello che non si può tollerare è la totale contraddittorietà delle affermazioni che vengono propinate, riducendo gli esperti a navigati opinionisti televisivi, in grado di dire tutto e il contrario di tutto, senza mai riuscire a dimostrarlo.
Non ha senso menzionarli uno per uno, questi illustrissimi esperti. Anche perché è stata una vera e propria invasione mediatica, e non basterebbe un semplice post per analizzare il loro percorso, la loro preparazione e i loro curricula.
Quel che è certo è che siamo di fronte ad uno spettacolo indecente, sentiamo ogni giorno affermazioni che richiamano alla prudenza per evitare “casi gravi e morti” e, qualche minuto dopo, sentiamo dire da altrettanto autorevoli professionisti che “il virus è scomparso”. Secondo alcuni le mascherine sono indispensabili anche all’aperto, secondo altri sono un danno per la salute di chi li indossa – solo per menzionare un esempio concreto.
A chi dobbiamo credere? Ovviamente a nessuno. Perché nessuno riesce a provare quello che afferma – del resto, se da un lato ci sono stati tanti gravi casi e troppi morti, è vero anche che, in questo momento, il fenomeno sembra ridotto, se non nei numeri, quantomeno nella letalità. Ma qualcuno di loro, degli esperti, sa dire perché? Sono, quindi, pagati solo per dirci quello che sappiamo già? Quale differenza tra una opinione non suffragata da dati scientifici esposta da un “tecnico” e l’uomo medio del bar?
E allora, che fare? Certamente, dovrebbe essere la classe dirigente a tranquillizzare o, a seconda del caso, allertare i cittadini sullo status quo. Eppure, a tratti, anche la classe dirigente sembra inadeguata: è stata dichiara la proroga dello stato di emergenza, ma perché, siamo in emergenza oggi? E, poi, perché solo per un paio di mesi ancora? Da ottobre l’emergenza cesserà da un momento all’altro?
Inoltre, proprio la politica dovrebbe trovare una sintesi – anche, e soprattutto, in momenti di crisi – tra gli interessi coinvolti, siano essi sociali, sanitari, economici.
Per questo, in fondo, nel Paese dei tuttologi, siamo tutti un po' virologi. Ma stavolta a buon diritto, dal momento che proprio come accade nella vita quotidiana, i profani, gli improvvisati, gli incompetenti si esprimono senza alcun presupposto di fatto o dato scientifico confermato, anche gli scienziati sembrano percorrere la stessa strada, smentendosi a vicenda, guidati più dalle ideologie del momento - e, forse, anche dalla voglia di apparire in televisione – che dall’empiricità di dati scientifici.
Quindi, in sintesi, siamo un po' abbandonati al nostro buon senso. Torniamo a vivere, ma con prudenza. In fondo, se non possiamo fidarci di nessuno degli “esperti”, torniamo a fidarci di noi, rispettando gli altri ed evitando, nel dubbio, atteggiamenti imprudenti che possano creare le condizioni di una nuova chiusura totale – che comporterebbe un dramma sociale, sanitario ed economico senza precedenti, specialmente per i più fragili.
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Mario Figoni (martedì, 01 settembre 2020 12:45)
Parole sagge.
Parola di infettivologo.
Se volete rafforzare questa tesi leggetevi il mio libro sull'argomento. E poi fatemi sapere.