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Lo sfogo di Bob Sinclar e la zombizzazione sociale

Non che servisse lo sfogo di Bob Sinclar per confermare la dilagante zombizzazione sociale procurata dagli smartphone – tuttavia, se anche un artista della sua caratura internazionale si è ritrovato, depresso, a constatare lo stato di lobotomia generale, vuol dire che il fenomeno è diventato preoccupante.

 

Il noto dj francese  uno dei più famosi al mondo  ha dichiarato infatti di aver trascorso la peggior serata della sua vita in un club di Mykonos perché la gente, invece di ballare e divertirsi in pista, stava col cellulare in mano a filmare e scambiare foto e video.

Un comportamento allarmante e, ormai, riscontrabile in tutti gli ambienti.

 

Nessuno si gode più un'opera d'arte, osservando le pennellate sulla tela: ci si mette in fila come dementi per fotografare col cellulare quel quadro che, con un semplice click sul web, si troverebbe in formato e risoluzione migliore – quell’attimo di suggestione davanti a quell’opera, invece, internet non la può dare.

 

È così anche per i concerti: migliaia di fan con il cellulare in mano per riprendere in video il cantante di turno, anziché godersi quel momento di trasporto che solo la musica può dare.

Ed è così ai matrimoni, ai compleanni, alle passeggiate in montagna e al mare: la costante ossessione di immortalare un momento e un posto  quando non se stessi con un bellissimo (!) selfie  per condividere sui social quell’attimo di finzione, mai vissuto fino in fondo, che non rimarrà mai nel ricordo della mente, indegnamente sostituita dal più comodo archivio fotografico del proprio smartphone.

 

Un fenomeno sociale preoccupante, che isola sempre più le persone e inibisce le relazioni umane. Del resto, altro sintomo comune dell’allarmante manifestazione di pigrizia cerebrale è la sempre più diffusa pratica dei messaggi vocali, in sostituzione della tanto vetusta, quanto risolutiva telefonata – la cui conseguenza è la riproduzione, in differita, di un dialogo che si esaurirebbe in pochi secondi di chiamata, anziché in quel ridicolo rimpallo di registrazioni e attese dell’interlocutore che “sta registrando un audio...”.

 

A furia di fotografare e postare carbonare rivisitate, pizze gourmet, sushi fusion e torte scomposte si è finiti col condividere  sempre sui social  dj e gruppi musicali, attori di teatro e sagre di paese, quasi che l'idea di far vedere agli altri di essere in quel posto sia più appagante del vivere l’evento stesso. In una sorta di società dell'invidia e del protagonismo, nella quale la relazione passa attraverso una realtà mediata dal web, che ostenta virtuali attimi bellissimi, spesso non corrispondenti ai reali, vacui momenti di vita vissuta.

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