Lo scorso fine settimana – il 23 e il 24 novembre – si è svolta a Milano una grande manifestazione liberale dal titolo "il Coraggio di Partire".
L'idea, promossa dall'on. Luigi Marattin e dalla sua associazione Orizzonti Liberali, era quella di iniziare il processo di federazione delle forze liberali in Italia.
Per capire il senso politico di quel processo di costruzione politica, ho incontrato l'on. Marattin, col quale ho avuto un piacevole confronto sullo stato dell'arte dei liberali nella politica italiana e su come la due giorni di Milano abbia davvero messo in moto il cantiere liberal-democratico nel nostro Paese.
Buona lettura.
On. Marattin, all'indomani della kermesse "il Coraggio di Partire", che sensazione ha e – sulla base dell’esperienza di questa due giorni – come progredirà il progetto di unire i liberali?
Considerato il black-out quasi totale dei media (anche a causa della contemporanea kermesse del M5S) e lo sciopero dei treni, direi che è stato un successo.
Abbiamo superato le 1.000 presenze in entrambi i giorni, la qualità del dibattito è stata sempre alta e tutti sono usciti da lì con più entusiasmo di quanto avessero prima.
Ora inizieremo a lavorare insieme tra le associazioni promotrici, creando uno spazio comune nel quale far convergere gli aderenti (ci si può registrare qui: lacostituenteliberaldemocratica.it) e sviluppando un’identità politico-culturale comune tramite iniziative su temi specifici: dal nucleare alla concorrenza, passando per le nuove politiche di formazione e la sfida per l’efficientamento del settore pubblico. Nel frattempo ci dedicheremo ai territori, aprendo comitati per il partito liberal-democratico in tutte le regioni e in tutte le province.
On. Luigi Marattin
Membro della Camera dei Deputati, fondatore dell'associazione Orizzonti Liberali e autore del libro "La Missione Possibile".
Da cosa dipende il successo elettorale di una proposta liberale nel tessuto politico italiano?
Da tante cose: dalla nostra costanza e impegno, dalla capacità di farci guidare dalle tante cose che ci uniscono più che dalle poche che ci dividono. Ma soprattutto, direi, dalla capacità di far tornare a votare almeno la metà degli italiani che hanno smesso di farlo negli ultimi 30 anni, a causa del deterioramento progressivo della qualità del dibattito politico nel nostro Paese.
Infine, una cosa fondamentale: i temi liberali sono sempre stati considerati d’élite. Roba da intellettuali, da professori. Invece la sfida sta nel portare temi come la riduzione della spesa pubblica e la rivoluzione concorrenziale nel bar di provincia e tra le persone escluse.
Perché un elettore – che magari si è allontanato dalla politica fino ad astenersi dal voto – dovrebbe oggi trovare interessante il programma di un partito liberale?
Perché le due curve ultrà (come io chiamo l’attuale centrodestra e l’attuale centrosinistra) non sono adatte a offrire soluzioni a nessuno dei problemi italiani. L’unica cosa che sanno fare è inventarsi lo slogan migliore e la card più colorata sui social.
Si è totalmente deformato il rapporto di fiducia tra elettorato e classe politica, il processo di formazione del consenso si è completamente distorto, facendo assomigliare la politica ad una televendita di quart’ordine più che alla più nobile delle attività umane. È ora di dire basta a tutto questo.
Si dice che al centro dello spazio politico ci sia una prateria. Ma nessuno negli ultimi 30 anni ha saputo percorrerla. Neanche quando, con la radicalizzazione di centrodestra e centrosinistra, le condizioni si sono fatte più favorevoli. Forse perché dopo aver avvistato la prateria nessuno ha saputo o voluto sellare e preparare adeguatamente il cavallo e lanciarsi al galoppo evitando di cadere al primo ostacolo. Questo libro delinea i contorni di un’offerta politica liberal-democratica alternativa agli attuali schieramenti. La prima parte è dedicata all’analisi del passato: qual è il problema italiano, perché le spiegazioni che centrosinistra e centrodestra danno di tale problema sono fallaci e quale sia invece un’analisi liberal-democratica di come e perché l’Italia si trovi nella situazione attuale. La seconda parte guarda al futuro: quale idea di società a cui ispirarsi, come ricostruire un’organizzazione partitica per veicolarla e quali le principali politiche per realizzarla.
Nel suo libro "La Missione Possibile" – edito da Rubettino – lei traccia, fra le altre cose, un'idea di società e individua dei pilastri su cui basare l'azione politica dei prossimi anni per rendere l'Italia un Paese competitivo ed europeista. Quale pensa siano i tre punti principali su cui concentrare energie e risorse per raggiungere quegli obiettivi?
Se devo sceglierne tre tra i tanti, scelgo questi.
In Italia la spesa pubblica è totalmente fuori controllo: un treno impazzito di sprechi e duplicazioni, che sottrae risorse che starebbero meglio (molto meglio) in tasca a famiglie e imprese tramite una riduzione decisa delle tasse.
In secondo luogo, l’Italia continua a essere un Paese bloccato da rendite e corporazioni, impedendo così il libero sviluppo della persona e il suo cammino di realizzazione. Ecco perché occorre, allora, una rivoluzione di liberalizzazione e apertura, per dar modo a chiunque di giocarsi la sua partita.
E infine, solo con l’accoppiata tra meritocrazia e pari opportunità restituiremo una chance a chi è escluso, e un po’ di giustizia là dove ha sempre prevalso il familismo, i rapporti e la raccomandazione.
Se ci pensa, tutte e tre queste cose sono – per il centrodestra e centrosinistra – come la criptonite per Superman: se ne tengono ben lontani. Ecco perché serve un partito nuovo che ne faccia invece la bandiera del proprio agire politico.
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Domenico Boiano (venerdì, 29 novembre 2024 18:45)
Luigi Marattin sei di una chiarezza unica nel confuso panorama politico italiano. Avanti così e gli italiani, in particolare quelli che non votano da anni, potrebbero trovare in “Orizzonti liberali “ il proprio futuro punto di riferimento politico.